INDULGENZE IN TEMPO DI PANDEMIA

Il Signore ti libererà dalla peste che distrugge (Sal 91,3)

Prima di spiegare il senso e il valore delle indulgenze ritengo utile un’introduzione generale al senso biblico di ciò che accade all’uomo e, più in specifico, al popolo di Dio lungo i numerosi secoli di storia. Lontani dalla polarità del pessimismo catastrofista e l’ingenuo ottimismo del “c’è la faremo tutti”, si inserisce il realismo del significato cristiano della sofferenza e della morte. “«Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Le parole scritte da San Paolo alla Chiesa di Roma risuonano lungo lintera storia della Chiesa e orientano il giudizio dei fedeli di fronte ad ogni sofferenza, malattia e calamità.” (Decreto Penitenzieria Apostolica) Dunque è la Parola di Dio che orienta il giudizio dei fedeli di fronte al Covid-19, ovviamente tutta la Parola di Dio, non solo quella affine ai nostri gusti interpretativi: “Manderò contro di essi la spada, la fame e la peste” (Ger 29,17; Ap 6,8; Lc 21,11; Ger 27,13; Ez 5,17; Ger 42,17; Am 4,10; Dt 32,24; Es 9,3; Nm 14,12; Il Signore mando la peste su Israele 2Sam 24,12-16 (1Cr 21,11-14); 1Re 8,37; 2Cr 6,28; Is 45,5-7; ecc.)

La difficoltà nell’accettare le gravi prove della vita e in fin dei conti la morte è ben rappresentata dalla moglie di Giobbe: “Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?»” (Gb 2,9-10). Non si tratta infatti di “castigare” i cattivi ma il buon e paziente Giobbe. “Ecco che nel beato Giobbe il vaso di creta sentì allesterno i colpi e le rotture, ma questo tesoro internamente rimase intatto. Al di fuori si screpolò a causa delle ferite, ma il tesoro della sapienza allinterno rinasceva inesauribilmente, tanto da manifestarsi allesterno in queste sante espressioni.” (Dal «Commento al Libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, Libro 3,15-16  (PL 75, 606-608).

Anche nei confronti di Gesù, bontà in persona, non vengono a mancare le provocazioni all’atto pubblico più eclatante della storia dell’umanità:  “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!” (Mt 27,40). Anche Simon Pietro non la prese bene quando, poco tempo prima: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai” (Mt 16,22). Fare del bene a chi ci fa del male, pregare per chi ci colpisce, anche se il “calice” della Croce dovesse venire direttamente da Dio, è la prospettiva degli insegnamenti di Gesù: “[…] affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.” (Mt 5,45) 

Per questo, se ci sappiamo e sentiamo amati da Dio Padre che ha dato il suo Figlio per noi, non temiamo il “castigo divino” come chiamato genericamente nell’Antico Testamento. Abbiamo la nuova prospettiva della Croce salvifica: “Nell’amore non c’è timore. Al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore. Noi amiamo perché Egli ci ha amato per primo”(1Gv 4,18). Questo tesoro della fede e del senso della sofferenza, in definitiva dell’amore per la Croce, noi l’abbiamo in fragili vasi di creta: “Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.” (2Cor 4,7-10)

Ecco il perché del significato profondo delle Indulgenze, che il Santo Padre concede attraverso il Decreto della Penitenzieria Apostolica, firmata dal Cardinal Piacenza il 19 marzo 2020 solennità di San Giuseppe Patrono della Chiesa. Seguono alcuni testi scelti, tratti dal Decreto e dal Manuale, per una essenziale comprensione delle Indulgenze.

CHE COSE’ L’INDULGENZA? Con il Sacramento della Confessione e la contrizione perfetta si ottiene il perdono dei peccati, ma restano le conseguenze e la giusta necessità di riparare purificandosi in questa vita con l’accettazione della Croce o dopo la morte con quella condizione che chiamiamo “purgatorio”. 

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi.” L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.” Ogni fedele può lucrare per se stesso le indulgenze sia parziali che plenarie o applicarle ai defunti a modo di suffragio.” Il fedele che, almeno con cuore contrito, compie un’azione alla quale è annessa l’indulgenza parziale, ottiene, in aggiunta alla remissione della pena temporale che percepisce con la sua azione, altrettanta remissione di pena per intervento della Chiesa.” (Manuale delle Indulgenze, n.1-4, Vaticano 2008, 4ed.)

PERCHE? “[…] il valore della sofferenza umana è duplice: «È soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso luomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione» (Salvifici doloris, 31). […] Affinché tutti coloro che soffrono a causa del Covid-19, proprio nel mistero di questo patire possano riscoprire «la stessa sofferenza redentrice di Cristo» (SD30), […] lepidemia attualmente in corso, da vivere in chiave di conversione personale, [si] concede il dono delle Indulgenze […] se, con lanimo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente [es. alla Santa Messa]

A CHI SI RIVOLGE? “Si concede il dono di speciali Indulgenze ai fedeli affetti dal morbo Covid-19, comunemente detto Coronavirus, nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che a qualsivoglia titolo, anche con la preghiera, si prendono cura di essi.” 

IN CHE MODO? Mettendosi in comunione spirituale con l’evento in tempo reale, non per esempio una Santa Messa registrata.

Attraverso i mezzi di comunicazione: Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o Akàthistos, Via Crucis o dellUfficio della Paràklisis alla Madre di Dio (o altre devozioni) […] o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, […] la visita al Santissimo Sacramento, o ladorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezzora, […] la recita della Coroncina della Divina Misericordia, […] per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dellepidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.”

A QUALI CONDIZIONI? “[…] le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile.”

Grazie alla COMUNIONE DEI SANTI vengono applicati i meriti dei santi, di coloro che hanno amato la Croce e abitano la Gerusalemme Celeste.

“La Chiesa prega per chi si trovasse nellimpossibilità di ricevere il sacramento dellUnzione degli infermi e del Viatico, affidando alla Misericordia divina tutti e ciascuno […] in forza della comunione dei santi e concede al fedele lIndulgenza plenaria in punto di morte, purché sia debitamente disposto e abbia recitato abitualmente durante la vita qualche preghiera (in questo caso la Chiesa supplisce alle tre solite condizioni richieste). Per il conseguimento di tale indulgenza è raccomandabile luso del crocifisso o della croce.” Tra i numerosissimi santi che ci hanno preceduto, Apostoli, Pastori, Martiri, Confessori della fede, Missionari, Vergini che hanno partecipato alla Croce di Cristo, spiccano i meriti dell’Immacolata: “La Beata sempre Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, Salute degli infermi e Aiuto dei cristiani, Avvocata nostra, voglia soccorrere lumanità sofferente, respingendo da noi il male di questa pandemia e ottenendoci ogni bene necessario alla nostra salvezza e santificazione.”

Ho scelto di concludere parafrasando San Gregorio Magno che sottolinea il fatto che i flagelli si creano all’esterno, nelle tenebre del dolore, mentre si accende all’interno la luce delle grandi esperienze spirituali, citando il profeta Isaia “Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura” (Is 45,5-7). Alla pace con Dio veniamo riportati quando le cose create originariamente buone, si mutano, per noi in flagelli e sofferenze. Con il peccato originale: “entrammo in conflitto con Dio a causa della colpa. È giusto dunque che torniamo in pace con lui per mezzo dei flagelli. Quando infatti ogni cosa creata buona si volge per noi in sofferenza, siamo ricondotti sulla retta via, e l’anima nostra è rigenerata con l’umiltà alla pace del Creatore. Per questo è stato scritto: “Nel tempo della prosperità non dimenticare la sventura e nel tempo della sventura non dimenticare il benessere” (Sir 11, 25). L’uomo santo perciò, per alleviare il suo animo oppresso in mezzo alle ferite, nella sofferenza dei flagelli consideri la dolcezza dei doni, e dica: «Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?”. (Dal «Commento al Libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, III 3,16.)

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