Un diavolo per capello o un cappello per il diavolo?

Un diavolo per capello non è meglio che un cappello per nascondere il diavolo

 

Per chi vede il diavolo d’ovunque si può dire che ha davvero un diavolo per capello nella sua testa; altri, rasati a zero, sperano che i capelli non esistano e per sicurezza si mettono il cappello, preso in prestito dalla filosofia, per nascondere un eventuale insorgere del problema. Talvolta il demonio sembra un “animale protetto” di cui non si può parlare per una sorta di demono-fobia, altre volte a forza di parlarne, per paura e convenienza, ci si vuole convincere che siamo in balia dei demoni e non siamo liberi e responsabili dei nostri atti moralmente cattivi: la colpa è del diavolo.

 

Chi crede, da cattolico, all’esistenza di ciò che la Chiesa Cattolica definisce per “demonio” tende a vederlo ovunque quando non distingue la responsabilità morale degli atti umani (peccato) dalla tentazione del Maligno che, essendo già giudicato da Dio e dannato per l’eternità, non ha più la possibilità di commettere delle colpe, ne  meriti,  in quanto già condannato. Dunque è chiaro che non si può dare la colpa al demonio per gli atti umani malvagi, di cui solo gli uomini sono responsabili se vi aderiscono liberamente. Il potere del Maligno o Diavolo esercitato sulla vita degli uomini non viene da se stesso (come credono coloro che praticano la magia o il culto satanico) ma viene dal peccato dell’uomo. Il perdono dei peccati da parte del Figlio di Dio sottrae l’uomo al potere delle tenebre, fin dal Sacramento del Battesimo e volendo in ogni momento della vita con la possibilità di accedere al Sacramento della Confessione. Sul male prevale dunque la misericordia di Dio  che è accessibile liberamente ad ogni uomo (Battesimo) e a ogni fedele (Confessione).

Chi nega, da cattolico, l’esistenza di ciò che la Chiesa Cattolica definisce per “diavolo” o “demonio”, non intende negare la Sacra Scrittura o contraddire il Magistero e la Tradizione, (del resto non lo potrebbe essendo cattolico) ma ritiene di poter reinterpretare il contenuto semantico dei termini argomentando filosoficamente. L’argomentazione più diffusa è presa in prestito dalla filosofia: il male è assenza di bene, quindi il male in sé non esiste. Se esistesse si cadrebbe nel dualismo manicheo (contrapposizione tra un essere divino buono e un essere divino malvagio) che sarebbe in contraddizione con la Rivelazione cristiana. La logica non fa una piega. Il buio, la tenebra non esiste in sé perché è la mancanza di luce a renderla “presente”. Secondo questo ragionamento, anche coloro che commettono peccato non possono restare per sempre nella tenebra perché Dio che è luce di misericordia, prima o poi illuminerà ogni “angolo” dell’esistente e tutti saranno salvati; dunque l’inferno non esisterebbe perché solo un’ombra temporanea. Chi nega l’esistenza del Maligno, nega con la stessa argomentazione l’esistenza dell’Inferno. Negando la possibilità dell’uomo di decidere liberamente il suo destino, in quanto comunque salvato o convinto a forza, si prefigura un’immagine di Dio bizzarra; Dio ci creerebbe per un suo amore egoistico in quanto deciso a piegare la nostra volontà alla sua, a tutti i costi con una misericordia imposta anche a coloro che non lo vogliono, in vita e in morte. Volendo negare l’esistenza del diavolo (creatura angelica già condannata) cambiando il contenuto dei termini per necessità logico filosofica, ci si allontana dal vero volto di Dio rivelato in Cristo Gesù: Dio è Amore gratuito che si dona. Il male non esiste in sé ma esistono le creature buone che liberamente scelgono il male che è amore di se stessi in opposizione all’amore di Dio. Volendo riassumere con un sillogismo metaforico possiamo dire che: l’acqua spegne il fuoco, dunque non può esistere il fuoco nell’acqua. Tuttavia esistono il vulcani nel mare.

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